Monte Pizzo Deta – Tra le ginestre e il cielo

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Si può dire che la mia passione per la montagna e di conseguenza questo blog siano nati dopo aver raggiunto per la prima volta la cima di Monte Pizzo Deta. Era il lontano 2004, Ray Charles e Marlon Brando ci lasciavavano, Zuckerberg lanciava Facebook ed io affrontavo il mio primo vero sentiero di montagna accompagnato da due care amiche Scout. E’ da li che è nato tutto. Pizzo deta è la seconda cima per altezza dei Monti Ernici catena da secoli spartiacque tra Lazio e Abruzzo, confine montano della bellissima Ciociaria.
Per raggiungerla il sentiero più conosciuto dal versante Laziale è quello che parte dallo splendido pianoro di Prato di Campoli, luogo incantato con alberi secolari. Si parte dalla fine della strada asfaltata, costeggiando il recinto di legno utilizzato per radunare il bestiame. La segnaletica da seguire è la numero sedici e il dislivello da affrontare di circa 900 metri. Ci si dirige verso nord fino a raggiungere i primi alberi. Il mio consiglio è quello di rimanere sempre al centro del pianoro, lasciandosi la fitta faggeta ai lati fino a raggiungere il primo cartello di segnaletica verticale che indica la strada. Ecco, a questo punto vi dovrei dire di seguire la direzione indicata (a destra). Non fatelo!Proseguite verso sinistra, il sentiero è evidente e immettetevi finalmente nella faggeta. Da qui si inizia decisamente a salire e la segnaletica CAI sugli alberi è ben visibile.

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Dopo circa un’ora dalla partenza, si affronta un pendio man mano sempre più sassoso, fino ad arrivare ad un bellissimo crinale privo di alberi che in estate è il luogo ideale per rifocillarsi e rimanere un po’ al sole. Da qui si può inoltre ammirare Prato di campoli in tutto il suo splendore. Si continua a salire, il sentiero si fa sempre più ripido fino ad uscire quasi completamente dalla vegetazione. Da qui i sassi la fanno da padrone e per questo sconsiglio di affrontare la salita a chi è privo di buoni scarponi. Purtroppo la segnaletica diventa sempre meno evidente e si sale tra le inestricabili ginestre quasi a tentoni, vedendo sempre più vicina la cima. In realtà non ci si può sbagliare, dopo circa due ore e mezza la madonnina e la croce in vetta ci indicano che siamo arrivati.
Il silenzio in vetta è surreale, interrotto di tanto in tanto dallo stridere di qualche rapace. Lo scorso settembre ero seduto lì, mi godevo il panorama e il meritato riposo, quando sono passate sei maestose aquile dirette verso Vado della Rocca. Un evento raro e un emozione indescrivibile. Dalla vetta si gode di un panorama mozzafiato, da un lato il versante Abruzzese con la Valle Roveto, la Piana del Fucino, il Gran Sasso, la Majella e il Marsicano, dall’altro la piana Frusinate, i Monti Lepini e nelle giornate più limpide il Monte Circeo e le Isole Pontine. Inoltre girando lo sguardo verso il crinale, si vedono evidenti il Monte Passeggio e il Monte Fragrara.

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Cosa dire di più se non consigliarvi di affrontare questo sentiero in primavera o in autunno per ammirare i mille colori che la vegetazione assume.

Allora ci si vede lì tra le ginestre e il cielo!

Adios

Ale

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